VENERDI’ 29 APRILE ORE 18:00 PRESSO LA SALA DELLA VACCARA IN CENTRO STORICO A PERUGIA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO:  “ IN CERCA DEL TRAGUARDO ” DI STEFANO DONADIO

CLICCA QUI PER IL LUOGO DELL’EVENTO: Sala della Vaccara, Piazza IV Novembre, 06123 Perugia PG

 

DI SEGUITO LA PREFAZIONE AL TESTO CURATA EGREGIAMENTE DA FABIO AMICI:

IN CERCA DEL TRAGUARDO: Stefano Donadio ci propone la sua prima, sorprendente opera letteraria, un romanzo psicologico che si misura con i principali paradigmi dell’uomo moderno, ovvero con il difficile percorso di realizzazione di sé nella relazione con gli altri e con la società dell’oggi, nella quale l’apparato tecnico ed i meccanismi di competizione economica e sociale ci costringono all’interno di un sistema nel quale spesso è arduo rinvenire i significati, il senso di ciò che è reale e la nostra stessa identità e funzione.

La ricerca del proprio io e la corsa verso traguardi che la Modernità ci sottopone e ci impone sono la traccia costante della narrazione dell’autore, che ci presenta un personaggio chiaramente autobiografico in costante tensione morale ed emotiva. Cifra di questa tensione è la sempre più crescente ed inconciliabile dicotomia tra ciò che è atteso – l’efficienza, la prestazione ed il successo – e ciò che viene percepito individualmente come necessario, nella riflessione ed interrogazione interiore circa la effettiva capacità di tali traguardi di garantire il raggiungimento della felicità e completezza dell’essere.

La corsa di Luca, protagonista del romanzo, è pertanto una lunga introspezione e dialogo interiore, che, partendo dalla normalità di una adolescenza medio borghese, vive la propria affermazione sociale ed il raggiungimento del proprio successo professionale ed economico come mera apparenza di una effettiva e completa realizzazione individuale. La ricerca di Luca, pertanto, scava nel profondo attraverso la possente dialettica tra il proprio corpo – nel perfezionamento della propria efficienza fisica – e la propria mente, che nel sofferto ed inquieto percorso verso il raggiungimento della Forza fisica, sperimenta la Bellezza di un pensiero solitario e silenzioso, che elabora gli elementi della propria esistenza per collocarli ed ordinarli nella giusta via della conquista della Sapienza e della vera felicità.

Il personaggio si trova tuttavia “spiazzato” da un’inquietudine che inaspettatamente irrompe in una vita che ne dovrebbe essere priva. Il raggiungimento di tutti risultati “attesi” dall’apparato sociale, tecnico ed economico e la sperimentata capacità di superare agevolmente le avversità, non si conciliano infatti con il suo senso di incompiutezza e con la crescente necessità di ricercare ed individuare dentro di sé gli elementi non manifestati del proprio essere e l’autentica via della propria piena ed effettiva realizzazione. La corsa, la padronanza del proprio corpo e l’allenamento alla fatica diventano quindi la metafora di una introspezione profonda, ma al tempo stesso incerta ed indefinita nella individuazione del traguardo da raggiungere.

Gli esiti di tale introspezione ci mostrano poi la sorpresa nella comprensione del significato appagante dell’infrazione in contrapposizione al rispetto di una apparente regolarità della prestazione e del dovere di compiere fino in fondo la propria funzione ed il proprio ruolo così come imposti dal moderno sistema sociale, che persegue il risultato ed il successo ad ogni costo.

L’insuccesso, il mancato compimento, il fallimento come atti voluti e come deviazione dai canoni delle convenzioni sociali e delle relazioni interpersonali della modernità, illuminano quindi il vero traguardo del protagonista, che riconosce nell’altro e nel rispetto della umana finitezza e debolezza i propri reali valori ed il reale bisogno di appagamento di sé, che si compiono attraverso un traguardo che non viene oltrepassato e una prestazione che rimane incompleta, incompiuta e rifiutata nella sua rigida funzionalizzazione. Con esiti di vera realizzazione che attingono altrove.

E’ la bellezza e la scoperta finale del senso delle relazioni e della vita, che passano, parafrasando Montale di “Prima del viaggio”, per quell’imprevisto che nel programma della nostra esistenza e nella ricerca di una illusoria perfezione costituisce forse l’unica vera speranza di felicità.

donadiovoltoFabio Amici

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